domenica 1 settembre 2013

Il gioco delle tre carte


I governi italiani non sono mai riusciti a risolvere il problema della formazione e del reclutamento del personale docente della scuola pubblica che in altri Paesi non sembra essere affatto un problema. In seguito a ciò la scuola pubblica italiana genera precari e, per funzionare, si regge in parte significativa su di essi.
La precisa volontà politica di distruggere la scuola pubblica, perseguita scientificamente dai vari governi Mediaset, non ha mai trovato un'adeguata azione di contrasto da parte delle forze politiche di opposizione che, anche quando hanno, apparentemente, governato, non hanno mai affrontato con decisione il nodo della centralità della scuola pubblica nelle politiche di sviluppo del Paese.
In particolare, la questione della formazione e del reclutamento del personale è stata gestita con la tecnica truffaldina del "gioco delle tre carte", modificando continuamente le regole del gioco.
Sembrava che il problema avesse trovato una soluzione sistematica con l'introduzione  delle scuole di specializzazione all'insegnamento secondario (SSIS), istituite nel 1999. Vi si accedeva sulla base di un numero chiuso, definito annualmente dal Ministero. Avevano un valore formativo ed abilitante, sicché consentivano l'accesso ai ruoli, a seguito di un Esame di Stato conclusivo.
Ma, a partire dal 2007, i governi Mediaset hanno cominciato ad imbrogliare le carte, pretendendo di azzerare il valore abilitante delle SSIS mentre erano ancora in corso e poi sopprimendole e sostituendole con il cosidetto tirocinio formativo attivo (TFA), istituito dal 2011, che prevede dei complicati marchingegni di accesso.
A complicare ulteriormente le cose è poi arrivata la geniale trovata del ministro Profumo, uno dei più incompetenti ministri dell'istruzione che mai siano esistiti (esclusi i ministri Mediaset che sono fuori concorso, inimitabili e inarrivabili), che ha ideato il cosiddetto concorsone, indetto per coprire 11.542 cattedre in due anni. Sul merito "filosofico" (nel senso di filosofia della didattica) del concorsone, molto ci sarebbe da scrivere, ma qui interessa osservare che si è voluto reintrodurre il meccanismo del concorso, che sembrava poter essere superato con una metodologia di reclutamento sistematica con le SSIS prima e con il TFA dopo (che comunque resta in parallelo in vigore, creando un doppio canale di accesso e ingenerando ulteriore confusione, con violazioni varie di diritti derivati da legislazioni precedenti).
Adesso che la scuola ricomincia, gli aventi diritto (vincitori di concorso) immessi in ruolo non saranno il 50%, ma molti di meno, in quanto la cifra ufficiale sembra corrisponda a 3.123.
Se si considera che ogni anno lo Stato italiano stipula circa 100.000 contratti per incarichi e supplenze, è evidente che la soluzione del problema del reclutamento è stata soltanto ritardata e resa sempre più complicata, con clamorose violazioni di diritti acquisiti, da parte dei governi che si sono succeduti nella seconda Repubblica.
Quanto al governo Letta e al suo inconsistente ministro, la parola scuola non è mai stata pronunciata seriamente. Le priorità son ben altre: per esempio, detassare i proprietari di case di lusso, abolendo l'unica imposta sui patrimoni esistente in Italia, mentre si continua a gravare sul lavoro dipendente con la pressione fiscale più alta del mondo.
D'altra parte, Letta sta governando, o facendo finta, con il partito di Mediaset, quello stesso che la scuola pubblica l'ha voluta distruggere, prima con la legge 133/2008 ("legge Tremonti") poi con la controriforma Gelmini. Naturale che la scuola pubblica, unica vera leva per uscire dalla crisi culturale, morale, politica, economica e finanziaria del Paese, non possa essere un tema da affrontare, neppure per sbaglio.

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